Il Postural Test
Il Postural Test ®
Il Postural Test® è uno dei brevetti del R.e D. (Sport Project Manager International) di Studio Postura; un dispositivo per l’analisi integrale, in stazione eretta ,della stabilità statica e dinamica dell’essere umano. Il metodo d’analisi del Postural Test è completo in quanto individua e misura le alterazioni dei principali recettori (podalico, visivo e stomatognatico) prodotte all’intero sistema. La caratteristica che rende unico il Postural Test® è la misurazione diretta che produce una precisione assoluta dei dati.
Per rendere più esaustiva la valutazione, con la consulenza tecnica dell’Ing.G.L.Covini, abbiamo sviluppato un software che permette di calcolare le forze agenti sulle varie articolazioni. Metodo che permette velocemente capire patologie articolari in atto e attuare la vera prevenzione.
La fase statica
E’ l’origine di ogni fase; la condizione di questa momento, subordina l’azione dinamica.
- Il peso corporeo deve essere equamente distribuito sui punti di contatto a terra per avere il giusto equilibrio di forze sull’intera struttura.
- In statica il piede è il punto d’equilibrio delle forze. La postura ideale, bipodalica e monopodalica, pone il piede al centro di una linea ideale che congiunge Il centro di gravità leggermente retratto (punto rosso) ed il tronco (punto giallo) leggermente anteposto.
L’instabilità è determinata da:
- appoggi scorretti comportano lo spostamento del centro di gravità lateralmente verso il piede opposto, sottoponendo ad un maggior carico le articolazioni sottostanti e costringendo il tronco a trovare una posizione che impedisca la caduta a terra della struttura.
- un apparato visivo inefficiente. L’occhio è la “telecamera” del nostro cervello a cui viene trasmessa la nostra posizione nello spazio; segnali errati provocano continui riassestamenti spaziali della struttura per ricreare un equilibrio.
- un’occlusione non corretta. L’ apparato stomatognatico è il punto di giunzione delle catene muscolari anteriore e posteriore.
La fisica insegnata a scuola esprime così il concetto di stabilità: “Un corpo è in equilibrio se la somma vettoriale di tutte le forze applicate a esso, comprese le reazioni vincolari sono uguali a 0;” non vi sono prove per ritenere l’essere umano non soggetto a questo principio.
Per rendere comprensibile questa legge fisica usiamo come esempio una colonna che è in equilibrio quando il terreno su cui poggia è solido ed il suo baricentro resta fisso. Un graduale smottamento del terreno sottostante provoca un progressivo spostamento del baricentro sino a farla cadere.
Fortunatamente l’uomo è una struttura plastica dotata di un perfetto sistema di controllo dell’equilibrio. L’instabilità, causata dal funzionamento anomalo di uno o più recettori, provoca lo spostamento del baricentro corporeo attuando una serie di adattamenti in ogni punto della sua struttura: le articolazioni e la colonna ruotano e si deformano sotto la spinta di forze esterne, la muscolatura tonica si attiva per creare maggiori forze interne che possano contrastare l’aumento delle forze esterne applicate nei punti.
La muscolatura fasica anch’essa attaccata dalle forze esterne, non supportata da un adeguata funzionalità dei muscoli antigravitari crea una serie di blocchi muscolari che ne limitano la funzionalità generando dolore.
I cambiamenti non sono improvvisi, ma lenti e continui nel tempo, sino a quando non si interviene per riportare l’equilibrio delle forze per fermare l’evoluzione.
Il dolore, in uno o più punti (caviglia, ginocchio, anca, colonna e spalla), è il segnale che il nostro cervello dà per avvisarci che il sistema non è più in grado di contrastare le forze esterne e che c’è stato un cambiamento strutturale con le note conseguenze. Allo stesso tempo la mancanza di sintomi non dà per certo che non vi siano cambiamento in atto sulla struttura; sino a che le forze interne riescono a controbilanciare quelle esterne il dolore non compare. La medicina concentra, erroneamente, le attenzioni sul punto dolente isolandolo e non considerando l’intera struttura che adegua le geometrie del movimento . Sottoponendosi alle cure “tradizionali”, nella maggior parte dei casi il dolore scompare ma quasi sempre ritorna aumentando l’intensità e con il tempo coinvolge anche altri punti.
La fase dinamica
Lacerazioni muscolo- tendinee, rotture di menischi non traumatiche, usura di cartilagini e capi articolari a ginocchia e trocantere sono la conseguenza di una deambulazione pregiudicata. Il moto è normalmente contrastato da una serie di forze esterne (resistenza dell’aria, forza di gravità, attrito ecc.) a queste , nel movimento umano, si aggiunge un’altra sequenza di forze prodotte dal movimento del piede che si propaga verso l’alto: le forze torcenti. Tali forze agiscono con traiettorie circolari sulle strutture ossee in movimento; nel momento in cui la nostra forza muscolare non è in grado di contrastare la somma delle forze si determina la rottura.
L’essere umano è un quadrupede che si è evoluto acquisendo la stazione eretta. A differenza dei quadrupedi che in dinamica nel momento di massima instabilità sono appoggiati su tre punti, l’uomo è sostenuto da un solo punto per giunta instabile. Il movimento diventa in questo modo precario poiché non avendo una coda come timone direzionale ha perso l’elemento stabilizzante; gli arti superiori devono svolgere questo compito. L’avanzamento dell’anca nell’appoggio a terra del piede deve corrispondere ad un movimento uguale come ampiezza ma contrario come direzione delle spalle e delle braccia.
Solo un’analisi completa e precisa permette di capire l’origine dei problemi per prevenire e/o favorire le soluzioni.
Dott. Marco Pasqualini - Ortopedico
Ing.G.L. Covini – Studio calcolo carichi
Danilo Mantovani - Project Manager